Torre IV Regia a Cagliari riapre per le Giornate Europee del Patrimonio, ecco di cosa si tratta!

Torre IV Regia a Cagliari riapre per le Giornate Europee del Patrimonio: tra le iniziative culturali organizzate in occasione delle “Giornate Europee del Patrimonio“, nella città di Cagliari spicca, il 26 e 27 settembre 2020, la riapertura della Torre di IV Regia a Sa Scafa.
Un monumento unico, che molto narra della storia cagliaritana, vista anche la sua posizione strategica all’ingresso della laguna di Santa Gilla. Per l’occasione verranno realizzate visite guidate con illustrazione di pannelli illustrativi sulla storia delle torri costiere e approfondimenti sulla torre della IV Regia.
Sarà anche l’occasione per riscoprire gli antichi mestieri che venivano praticati nella laguna di Santa Gilla, unitamente alle tradizioni che sono legate a questi luoghi, al fine che non se ne perda ulteriormente la memoria.
Particolare ad esempio, la storia della sparizione di un basamento piramidale sul quale era stata apposta una lapide di marmo da donna “Costanza Contivecchi“, della larghezza di circa 60 centimetri con un testo commemorativo, datato 28 maggio1928.
L’evento è organizzato in collaborazione con la Conservatoria delle Coste, il Comune di Cagliari, l’Istituto Italiano dei Castelli, CSV Sardegna Solidale, Il’stituto Professionale di Stato Pertini e le Associazioni: Amici della Laguna, Centro Servizi Ambiente Sardegna, Pirri: antiche storie del mio paese, Sardegna Sotterranea, Cammino 100 Torri.
Per chi volesse saperne di più sulla torre di IV Regia e la sua storia, vi proponiamo di seguito una scheda preparata dal Prof. Roberto Copparoni. I sottotitoli sono i nostri, li abbiamo inseriti per rendervi più semplice la lettura.
Storia della Torre della IV Regia:
La Torre della IV Regia è una piccola torre costiera di interesse storico demo-etno-antropologico che si trova in località Sa Scafa a Cagliari. Sorge su un’area pianeggiante costiera di circa 700 mq, recintata in parte. Era una Torre di avvistamento. Ecco la sua posizione esatta sulla mappa:
Questa struttura è costituita da diversi corpi distinti realizzati in diverse epoche. Il primo è un volume cilindrico, con alcune cerchiature metalliche di contenimento, dove vi era la torre di avvistamento divisa su due livelli, con un diametro di 4,60 metri e un’altezza di 9,60 metri al tetto dell’abbaino; il secondo è un volume a base pentagonale sviluppato su un unico livello, che si appoggia sul lato in cui probabilmente sorgeva l’originario ingresso alla torre con una superficie di circa 50 metri quadri.
Chiamata anche torre di Sa Scafa già nella seconda metà del XVI secolo, perché, per attraversare le rive, pare vi fosse un servizio con imbarcazioni denominate “scafi” che trasportavano merci e persone provenienti dalla costa sud occidentale della Sardegna, che giungevano a Cagliari attraversando la lunga e sottile striscia di sabbia chiamata La Playa che per una decina di kilometri separa la laguna dal mare.
In suo nome è legato al tributo, pagamento in natura, che fino al 1956 veniva corrisposto da coloro che andavano a pescare dentro la laguna. Il pagamento consisteva nel conferire la IV parte del prodotto pescato. Sicuramente questo avvenne in epoca aragonese perché dal documento “Compartiment de Cerdeña” del 1358 risulta che:
Ai confini del territorio di Cagliari il Re possiede uno stagno di pesci dal quale ricava la quarta parte del pescato.
Anche in epoca spagnola questa tassa veniva applicata a favore della Corona un po’ in tutte le lagune della Sardegna a coloro che praticavano la pesca all’interno di questi compendi e l’affitto veniva chiamato “Arrendu”, dallo spagnolo Arrendar. Tanto è vero che nella memoria degli anziani era ancora presente il detto, in cagliaritano verace: “As pagau s’arrendu?“, in italiano “Hai pagato la tassa?“
La struttura venne ampliata nel corso dei secoli per poi essere abbandonata a partire dal XVIII secolo. Nel 1721 si propose di abbandonarla perché risultava inutilizzabile perché posta proprio sotto il tiro delle artiglierie di Cagliari. Infatti la Torre non comparve più nei documenti ufficiali e, nel 1782 fu concessa a privati dietro pagamento di un piccolo canone di 8 scudi l’anno.
Nel 1793, in occasione dell’attacco francese di Cagliari, la Torre tornò a essere utilizzata e difesa da un gruppo di pescatori coordinati da Vincenzo Sulis, forti solo di una piccola batteria rasante.
Nel 1898 fu danneggiata da una mareggiata che ne compromise la struttura e venne ricostruita modificando il suo profilo originario che era tronco conico, per diventare cilindrico.
Nel dopoguerra la torre fu adibita a locanda, come ritrovo dei pescatori e di avventori per consumare piatti a base di pesce. In tempi più recenti è stata ristrutturata con cambiamenti che hanno snaturato le sue caratteristiche originarie.
Punto di riferimento per i pescatori:
La Torre fin dalla sua origine ha dunque rappresentato per i pescatori della laguna, ma non solo, un punto di riferimento o se vogliamo un luogo con il quale rapportarsi, vuoi per pagare i tributi della pesca – quando ancora la torre svolgeva questa funzione fino al 1956 – che per ritrovarsi e socializzare gustando arrosti a base di pesce fresco, frutti di mare e mitili e bere un buon bicchiere di vino o di birra – quando la torre divenne un luogo di aggregazione sociale, una specie di osteria nel primo dopoguerra dell’ultimo conflitto mondiale.
In questi anni i pescatori mettevano in secco a Sa Scafa le proprie tipiche imbarcazioni dal fondo piatto chiamate Ciu e si fermavano in prossimità delle capanne, molte delle quali realizzate con le canne, poste nelle vicinanze della Torre per pulire il pesce, riparare le reti e realizzare le nasse.
Fra le altre cose non bisogna dimenticare che proprio a lato della torre vi erano anche delle baracche di legno, lamiera e eternit nelle quali veniva praticato il più antico dei mestieri: la prostituzione.
La storia recente della torre, i restauri e l’oblio:
Con la realizzazione del nuovo ponte la Vecchia S.S. 195 chiamata anche sulcitana venne interrotta proprio nel borgo di Sa Scafa e tutta l’area dove vi era la Torre, venne come isolata, esclusa di colpo dalla vita, dalla memoria.
In quegli anni venne restaurata con interventi invasivi che hanno snaturato le sue caratteristiche originarie. Come la realizzazione di solai in cemento armato, la veranda annessa frontalmente all’originario ingresso, il ripristino delle lacune con intonaco cementizio e altro ancora che ne hanno profondamente snaturato i caratteri originari.
Nella metà degli anni ’70 la torre venne utilizzata dalla RAS Assessorato dell’ambiente e dopo anche dalla Protezione civile, per essere definitivamente dismessa negli anni ’90.
Il nascente parco di Quarta Regia:
A gennaio 2017 la ristrutturazione è stata completata e si procederà anche alla realizzazione del parco della Quarta Regia, per restituire alla città quest’area storica. Con questo progetto ci si prefigge di sviluppare le strutture per le attività di pesca, la darsena, pescherecci e la cantieristica oltre a un ittiturismo, per attuare il recupero e la riqualificazione dell’intero sito che dovrebbe creare le condizioni per un rilancio di tutta l’area. La torre attende una sua collocazione funzionale nell’ambito di questo progetto.
Per meglio comprendere la storia e l’importanza di questa Torre si deve ricordare che la Cagliari del passato era una città lagunare e suoi territori erano caratterizzati da lagune, stagni e saline basti ricordare che il primo porto di Cagliari era verosimilmente proprio dentro la laguna dove ora sorge l’ex stabilimento dell’ENEL, vicino a Città mercato e che in questa zona acquitrinosa sorgevano delle saline e che tutta la laguna di Santa Gilla era ricca di piccole isole di cui oggi si è persa memoria, fatta eccezione per la più grande di queste, l’isola di San Simone chiamata anche Sa illetta, oggi non più isola perché inglobata nelle modifiche del territorio lagunare apportate dalla realizzazione del Porto canale.
Per tanti secoli la nostra Torre, come detto, ha quindi rappresentato una vera e propria istituzione un punto di riferimento e di ingresso alla città di Cagliari. L’identità del capoluogo regionale non può prescindere dal recupero e valorizzazione di questa preziosa testimonianza e del suo territorio da troppi anni lasciati al degrado.
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