Lavoro, non dichiararti mai più malato | Da oggi possono licenziarti: non hanno nemmeno bisogno di scuse

Attenzione ai licenziamenti in fabbrica

Attenzione ai licenziamenti in fabbrica - Wikicommons - Sardegnainblog.it

Non si rispetta più neanche la malattia: un lavoratore anche se affetto da gravi problemi di salute può essere licenziato in tronco

Ormai nel nostro Paese si rischia di essere licenziati anche se e quando si è alle prese con una grave malattia. Nonostante nel corso dei decenni siano state approvate parecchie norme a favore dei lavoratori dipendenti, esistono autentiche sacche di ingiustizia.

Una vicenda in particolare accaduta in questi giorni ha scatenato un putiferio, innescando una valanga di polemiche. Ad insorgere soprattutto le principali sigle sindacali, in primis la CGIL della Lombardia.

Quanto accaduto a un’operaia che vive e lavora in provincia di Milano ha scosso profondamento il mondo del lavoro e riacceso i riflettori in merito alla vulnerabilità di alcune categorie specifiche di lavoratori.

Lei si chiama Rosaria Ferro, un’operaia interinale di 55 anni nel Milanese, la quale ha lavorato per quasi quattro anni presso l’azienda “Recuperator” di Rescaldina in provincia di Milano. Rosaria, specializzata in scambiatori di calore, si è vista interrompere il contratto poco dopo un delicato intervento chirurgico per un tumore al seno.

Licenziata su due piedi senza potersi opporre

Il nodo cruciale della vicenda risiede proprio nella sua posizione contrattuale: Rosaria Ferro non era una dipendente diretta della Recuperator, ma una lavoratrice somministrata (o “interinale”) tramite un’agenzia di lavoro. Questa condizione pur offrendo in teoria le stesse tutele di un contratto a tempo determinato o indeterminato, si rivela spesso un punto debole in momenti di fragilità personale come una malattia grave.

Nel contesto del lavoro somministrato il rapporto di lavoro è tripartito: l’operaia è formalmente dipendente dell’agenzia interinale che la invia in “missione” presso l’azienda utilizzatrice (la Recuperator). Quando Rosaria è stata costretta a fermarsi per l’operazione l’azienda utilizzatrice ha avuto la possibilità di non prolungare la sua missione, senza incorrere nelle stesse rigidità e tutele previste per un licenziamento di un dipendente diretto.

Il lavoro interinale non ha tutele
Il lavoro interinale non ha tutele – Wikicommons – Sardegnainblog.it

La fragilità della “missione”

La CGIL di Milano ha duramente contestato questa decisione evidenziando come la malattia, soprattutto una così grave, non dovrebbe mai diventare un pretesto per interrompere un rapporto lavorativo di fatto consolidato da quasi quattro anni. Il sindacato sottolinea che l’interruzione della missione sebbene formalmente legale nel quadro del contratto interinale, rappresenta una grave mancanza etica e sociale.

La CGIL chiede che si faccia luce sulla vicenda e che vengano introdotte modifiche normative per garantire che la somministrazione non diventi una scappatoia per liberarsi di lavoratori che affrontano periodi di difficoltà sanitaria. La salute e la dignità non possono essere sacrificate sull’altare della flessibilità del lavoro, soprattutto quando si tratta di un rapporto che si protraeva da anni, segno di una piena integrazione dell’operaia nei cicli produttivi aziendali.