“Vietato licenziare le donne”: Lavoro, svolta epocale in Italia | Se dicono questa frase sono intoccabili

Multi ethnic group of women with various occupationsLicenziamento vietato per tutte le donne - sardegnainblog.it (foto freepik)
Maggiori sicurezza per le donne nel mondo del lavoro: questa sentenza ribalta tutto e le rende intoccabili. Così si evita il licenziamento.
Donne e lavoro: il tema continua ad essere spinoso in Italia, soprattutto in considerazione del tasso di occupazione femminile significativamente più basso rispetto alla media europea.
Ma perché le donne in Italia lavorano meno degli uomini o guadagnano meno di loro pur ricoprendo gli stessi ruoli? Le cause del gender gap pay sono svariate e si va dalla segregazione occupazionale fino alla difficoltà a conciliare lavoro e famiglia.
Ed è proprio quest’ultima problematica a rendere l’inserimento o la permanenza delle donne nel mondo del lavoro sempre più difficile e complicata, soprattutto da gestire.
I licenziamenti delle donne, infatti, sono prevalentemente legati alle difficoltà di conciliare lavoro e famiglia: questa sentenza, però, ribalta tutto e rende le “quote rosa” intoccabili da chiunque.
Donne e lavoro: i problemi dell’Italia
Come accennato, il tasso di occupazione femminile in Italia è nettamente inferiore rispetto alla media europea, con un tasso che si attesta intorno al 53-55% per le donne tra i 20 e i 64 anni, mentre la media UE è molto più alta. Sebbene gli ultimi dati sull’occupazione femminile siano più confortanti rispetto al passato, non si può non evidenziare come la progressione sia lenta e il divario si noti soprattutto tra le giovani generazioni e nel Sud Italia.
Tra le cause che determinano una minore presenza delle donne nel mondo del lavoro ci sono le disparità territoriali, la segregazione occupazionale secondo cui esistono mestieri e professioni prettamente maschili o dove le donne hanno limitate possibilità di crescita e, infine, uno dei problemi principali è la difficoltà a gestire lavoro e famiglia, soprattutto dopo la nascita del primo figlio. Ed è proprio la gravidanza una delle motivazioni principali di licenziamento volontario da parte delle donne.
Donne intoccabili: così nessuno potrà licenziarle
In Italia, il licenziamento di una lavoratrice è vietato dall’inizio della gravidanza fino al compimento del primo anno di età del bambino, salvo eccezioni come la giusta causa, la cessazione dell’attività aziendale o la scadenza del contratto a termine. Una sentenza della Corte di Cassazione, però, aggiunge un ulteriore dettaglio: un’azienda non ha la facoltà di licenziare una donna qualora quest’ultima manifesti la volontà di accedere a tecniche di procreazione assistita.
Chi avvia la FIVET e, dunque, manifesta l’intenzione di diventare madre, deve essere tutelata a tutti gli effetti. “Il cosiddetto ‘rischio di gravidanza’ non può giustificare l’espulsione dal posto di lavoro“, motivo per il quale la dipendente ha diritto ad essere reintegrata e a ricevere le retribuzioni maturate durante l’assenza forzata, oltre ai contributi previdenziali.