Genitori italiani in preda al panico: spunta la prima “tassa sui figli” | Oltre 1000€ da sborsare ogni anno
Coppia triste - Pexels - sardegnainblog.it
Per tante famiglie ogni nuovo anno porta un esborso fisso, crescente e inevitabile: una maxi spesa sui figli che sembra una tassa occulta.
Chi ha uno o più figli lo sa bene: ci sono costi che possono essere rimandati e altri che, volente o nolente, bisogna affrontare. Alcune spese familiari hanno ormai assunto la forma di una vera e propria “quota fissa” annuale, che si ripresenta puntuale, indipendentemente da quanto si guadagni o da quanto si è riusciti a risparmiare nei mesi precedenti. È un conto che arriva sempre nello stesso periodo e che per molte tasche è diventato insostenibile.
Non si tratta di un’imposta decisa dal fisco, ma l’effetto è simile: chi non paga non può garantire ai figli ciò che dovrebbe essere normale, quasi scontato.
Gli aumenti dell’ultimo periodo hanno trasformato questa voce di spesa in una sorta di tassa sui figli a tutti gli effetti, perché colpisce proprio nel momento in cui il bilancio familiare è già appesantito da affitti, mutui, bollette e rincari generalizzati. E in mezzo, c’è il timore di non riuscire più a stare dietro a tutto senza dover tagliare altrove.
Libri, zaini e quaderni: così la “tassa sui figli” arriva a 1.300 euro
A mettere nero su bianco i numeri è stata una segnalazione del Codacons, rilanciata dalla stampa. Secondo le stime dell’associazione, per l’anno scolastico 2025/2026 la spesa complessiva tra libri, quaderni, zaini, diari, dizionari e materiale di cancelleria può arrivare a superare i 1.300 euro per ogni studente. Una cifra che, di fatto, pesa come una tassa annuale obbligatoria sull’istruzione dei figli: senza quel corredo non si entra in classe, a prescindere dalle condizioni economiche della famiglia.
Nel dettaglio, zaini, diari e astucci fanno segnare aumenti dal +3% al +5% rispetto all’anno precedente. Per uno zaino griffato si può superare la soglia dei 200 euro, per un astuccio completo – con penne, matite, pennarelli e gomma – si arriva fino a 60 euro, mentre il diario scolastico può sfiorare i 40 euro. A questi importi vanno aggiunti i libri di testo, su cui l’Istat ha registrato rincari medi del +3,8% rispetto al 2024. Basta moltiplicare per due o tre figli per capire perché molti genitori vivano il rientro a scuola come una vera stangata.

Perché non è una tassa, ma ci somiglia moltissimo
Formalmente non c’è nessun nuovo tributo: lo Stato non impone un versamento diretto, ma il risultato finale, per le famiglie, è quasi identico. L’istruzione è obbligatoria, i materiali scolastici sono indispensabili, e l’acquisto di libri e corredo non è una scelta ma una necessità. A concentrare ancora di più il peso della spesa contribuiscono alcune distorsioni del mercato: secondo il Codacons, circa l’80% del settore dei libri scolastici è nelle mani di soli quattro editori, con scarsa concorrenza e margini ridotti per offerte davvero incisive.
Non aiuta neppure la pratica delle nuove edizioni, spesso adottate dalle scuole anche quando le differenze con i testi precedenti sono minime: poche pagine cambiate, qualche immagine aggiornata, ma prezzi più alti e impossibilità di ricorrere all’usato dell’anno prima. A questo si aggiungono i limiti imposti alla grande distribuzione, che può applicare sconti sui libri solo fino al 15% rispetto al prezzo di copertina. Tutti fattori che trasformano la spesa scolastica in un esborso rigido, sempre più pesante, percepito dai genitori come una vera “tassa sui figli”: non è scritta in nessuna legge, ma ogni settembre presenta comunque il conto.
