Jean-Paul Marat era di origine sarda, ecco la storia completa dell’ “L’Ami du peuple”!

Jean-Paul Marat era di origine sarda, ecco la storia completa dell’ “L’Ami du peuple“: quello che vedete qui sopra è un particolare dell celebre quadro di Jacques-Louis David intitolato “La morte di Marat” e dedicato al celebre rivoluzionario francese Jean-Paul Marat su incarico della Convenzione per rendere omaggio al “martire” della Rivoluzione Francese.
Quella di Jean-Paul Marat fu ed è ancora una figura discussa: considerato parimenti l’ “amico del popolo” e baluardo di onestà per i suoi sostenitori, quanto un fanatico sanguinario dai suoi detrattori. Ne parliamo su questo blog perché, seppure non lo sappia quasi nessuno, Marat era di origine sarda, o meglio ancora cagliaritana.
Il padre di Marat era sardo, di Cagliari:
Il padre di Jean-Paul Marat, tale Giovanni Mara, fu un ex-frate sardo dell’Ordine di Santa Maria della Mercede. Egli nacque a Cagliari da Antonio Mara e Millana Trogu e fu battezzato nella chiesa parrocchiale di Marina il 9 agosto 1704, divenne poi frate Mercedario il 10 agosto 1720.
Quattro anni dopo, in seguito alla nomina a lettore, fu inviato a Bono, presso un convento di nuova istituzione. Considerato una testa calda, egli piuttosto che venir punito preferì spretarsi e trasferirsi in Svizzera.
Giovanni Mara si sposerà a a Ginevra con la calvinista Luisa Cabrol, di origini ugonotte francesi, dalla quale avrà ben 6 figli. Il secondogenito, Jean-Paul, nato il 24 maggio 1743 a Boudry nel cantone svizzero di Neuchâtel, divenne il famoso medico, giornalista e politico francese. Proprio un biografo di Jean-Paul Marat, una volta intervistato un di lui nipote, ebbe a sapere che la “t” finale venne aggiunta al cognome per risultare più francese.
Voglio precisare infatti come non si tratti di “si dice” o di “teorie fantasiose” come talvolta capita, bensì di studi scrupolosi con numerose prove a sostegno, inclusi atti di nascita, di battesimo e di matrimonio.
Jean-Paul Marat, l’amico del popolo:
Jean-Paul Marat, detto l’ “Amico del popolo” dal nome del giornale che diresse “Ami du peuple“, fu una delle anime più importanti della rivoluzione francese, alla quale si interessò a partire dal 1789 con idee che oggi si direbbero decisamente populiste, propugnando anche la parità economica degli individui, riassunta dal celebre intervento suo giornale nel quale esclamò:
Cosa avremo guadagnato a distruggere l’aristocrazia dei nobili, se essa è stata rimpiazzata dall’aristocrazia dei ricchi?
Politicamente vicino ai Cordiglieri, fu deputato della Convenzione nazionale francese dal 20 settembre 1792 dove sedette fra i Montagnardi, neanche a dirlo l’ala più estremista. Dal 5 aprile 1793, fu eletto presidente del Club dei Giacobini.
Marat in questi anni pubblicò articoli profondi e sferzanti, imbevuti di un fanatismo sanguinario, con i quali incitò il popolo francese a ribellarsi contro i girondini dominanti. Venne ad esempio considerato uno dei maggiori fautori del clima di sospetto che diede il via ai massacri del settembre del 1792, proprio in un periodo nel quale la Francia era attanagliata dalla crisi economica durante la guerra con la Prussia.
Sul suo giornale, che dal 1792 cambiò nome in “Journal de la République française” – il cuo motto era “la fortuna si allontani dai superbi per tornare ai miseri” – e successivamente in “Le publiciste de la République française“, continuò a denunciare i tentativi controrivoluzionarî dell’aristocrazia e quelli dei ricchi borghesi di trarre profitto dai cambiamenti della Rivoluzione a scapito delle classi popolari.
Sostenne anche la necessità di subordinare il rispetto delle leggi alle superiori esigenze della Rivoluzione e invocò misure drastiche contro i nemici interni della Repubblica, incluso l’avvento di un dittatore che assumesse i pieni poteri per schiacciare i traditori della Rivoluzione. Sempre dalla parte del popolo, il 25 febbraio 1793, scrisse:
I capitalisti, gli aggiotatori, i monopolisti, i mercanti di lusso, i legulei, gli ex-nobili, sono tutti sostenitori del vecchio regime […] non dobbiamo trovare strano che il popolo, spinto dalla disperazione, si faccia giustizia da solo […] il saccheggio di qualche magazzino alle cui porte saranno appesi gli accaparratori metterà fine alle malversazioni.
Ma non solo, avendo firmato un appello al popolo nel quale “si chiamava alle armi i repubblicani per arrestare tutti i nemici della rivoluzione e sterminare senza pietà tutti i realisti, tutti i cospiratori” venne arrestato e processato per istigazione all’insurrezione su richiesta dei girondini. Il processo politico non ebbe fortuna per i suoi avversari e Marat venne assolto e portato in trionfo da una folla di decine di migliaia di persone.
Marat Assassinato:
La sua fortuna però ebbe vita breve, egli venne infatti assassinato il 13 luglio 1793 per mano della girondina Charlotte Corday. Proprio all’assassinio, avvenuto durante un bagno lenitivo nella sua vasca da bagno, è dedicato il quadro “La Mort de Marat” di Jacques-Louis David che vi riproponiamo per intero qui sotto.

Si noti la cassa di legno, popolana, che stava utilizzando per verbare i suoi appunti.
Da segnalare che pochi anni dopo un altro isolano, un nostro cugino corso, Napoleone Bonaparte prese il potere con la forza.
Copyright e fonti:
Per farvi capire come nascono i miei articoli, vi racconto la genesi di questo pezzo. Già sapevo delle origini sarde di Marat, ma la spinta mi è stata data da un documentario dedicato al pittore Jacques-Louis David, del quale si parlava diffusamente del suo intenso rapporto con Jean-Paul Marat. Le fonti utilizzate sono state tutte linkate nell’articolo. Le foto dei quadri sono state tutte rilasciate nel pubblico dominio dai loro autori.