Hai fatto tardi a lavoro? Se non è colpa tua ti spetta un rimborso | Svolta assoluta per gli automobilisti italiani
Ritardo al lavoro - Pexels - sardegnainblog.it
Se il ritardo ti brucia la giornata ma non dipende da te, c’è un rimborso che può scattare: ecco quando succede davvero.
Capita di partire con il giusto margine e arrivare comunque tardi. Non per distrazione, non per scelta, ma perché la strada si trasforma in una trappola: corsie che spariscono, code che non scorrono, minuti che diventano ore.
E quando il tempo si perde così, il danno non è solo nervoso: c’è chi salta appuntamenti, chi entra in ritardo al lavoro, chi si ritrova a pagare lo stesso un servizio che, in quel momento, non sembra più all’altezza.
Finora, nella maggior parte dei casi, l’idea di ottenere qualcosa indietro è stata percepita come una chimera: troppe procedure, troppe prove da raccogliere, troppi passaggi che scoraggiano. Ma adesso la direzione cambia, perché si parla di un sistema in cui il rimborso non dipende più dalla pazienza di chi guida, bensì da regole automatiche e da soglie precise che riconoscono il disagio quando il viaggio si allunga oltre misura.
La novità che riscrive il rapporto tra pedaggio e disservizio
Il cambio di passo arriva da una decisione regolatoria che punta a rendere strutturale il rimborso del pedaggio in caso di ritardi: come spiega SicurAUTO.it, la cornice è la delibera ART n. 211/2025 del 2 dicembre 2025 e il meccanismo entrerà progressivamente in funzione nel 2026, diventando obbligatorio dal 1° giugno 2026 sulle tratte con un solo gestore e dal 1° dicembre 2026 su quelle che attraversano più concessionari.
Le situazioni riconosciute sono due e non vengono messe nello stesso calderone. Per i cantieri programmati, il diritto al rimborso dipende dalla tratta: sotto i 30 km è previsto sempre, tra 30 e 50 km scatta con almeno 10 minuti di ritardo, oltre i 50 km con almeno 15 minuti. Per il caso più estremo, cioè traffico completamente bloccato, il rimborso cresce con il tempo di fermo: 50% tra 1 ora e 119 minuti, 75% tra 2 ore e 179 minuti, fino al 100% se si superano le 3 ore.

L’APP unica e l’accredito: come si ottiene il rimborso senza inseguirlo
Il cuore operativo è digitale: i gestori dovranno creare un’APP unica nazionale con cui gli utenti registrati riceveranno una comunicazione di accredito entro 10 giorni e poi il rimborso entro 5 o 10 giorni, a seconda della modalità di pagamento. Non è un dettaglio: significa che, in teoria, non serve più “dimostrare” ogni volta la propria odissea, perché i controlli su cantieri e blocchi dovrebbero essere automatici.
Chi non usa l’app potrà comunque chiedere il rimborso tramite sportelli digitali o numeri verdi predisposti, con risposta entro 20 giorni e pagamento nei 10 successivi. C’è anche una soglia minima: i rimborsi sotto 10 centesimi non vengono erogati subito, ma finiscono in un borsellino elettronico nell’app e diventano liquidabili al raggiungimento di 1 euro. E, sempre secondo la fonte, entro 12 mesi dal viaggio ogni concessionario dovrà fornire su richiesta i dati su cantieri, tempi medi e criteri usati per calcolare i rimborsi, così da rendere più chiaro quando il ritardo non è “sfortuna”, ma un disservizio riconosciuto.
