Rumori molesti nella notte: sentenza storica, da oggi scattano i risarcimenti | Quasi 5000€ nelle tasche dei residenti

Rumori molesti nella notte: sentenza storica, da oggi scattano i risarcimenti | Quasi 5000€ nelle tasche dei residenti

Fiume di risarcimenti - Pexels - sardegnainblog.it

Una pronuncia apre possibilità di chiedere un risarcimento per le notti insonni: chi vive tra locali e schiamazzi può farsi pagare.

Per chi abita in zone piene di bar, dehors e locali notturni, il confine tra divertimento e incubo è sottilissimo. Quando la musica, le voci e i cori si trascinano fino a notte fonda, il diritto al riposo diventa un miraggio e la casa smette di essere un rifugio. Da anni tantissimi residenti convivono con rumore costante, vetri che tremano, auto danneggiate e strade trasformate in discariche improvvisate dopo ogni weekend.

Finora la risposta era spesso la stessa: segnalazioni, esposti, promesse di controlli, qualche ordinanza sugli orari e poco altro. Chi vive in questi quartieri si è sentito a lungo solo, stretto tra la “movida” e istituzioni percepite come lontane. Il risultato è una frustrazione crescente: non si chiede di spegnere la città, ma di riportare i decibel entro limiti sopportabili.

Ora però una decisione del giudice cambia gli equilibri e mostra che, quando il rumore supera davvero ogni soglia, le amministrazioni possono essere chiamate a pagare.

Il caso del quartiere Lazzaretto: il Comune condannato a pagare 4.700€ a testa

Come racconta Il Giorno, la sentenza riguarda il quartiere Lazzaretto-Melzo, nella zona di Porta Venezia, in una grande città del Nord. Qui un gruppo di residenti, esasperati da anni di “mala movida”, ha deciso nel 2023 di citare in giudizio il Comune, accusandolo di non aver fatto abbastanza per tutelare la loro salute e la vivibilità delle strade. Il Tribunale, con una decisione definita “storica”, ha dato loro ragione: l’ente pubblico è stato condannato a versare 4.700 euro a ciascuno dei circa trenta ricorrenti, per un totale di oltre 130mila euro, oltre a una somma aggiuntiva prevista in caso di ritardi nell’esecuzione del provvedimento.

Non solo soldi. Il giudice ha ordinato al Comune di intervenire concretamente per far rientrare il rumore entro la soglia di “normale tollerabilità” nelle ore notturne, dalle 22 alle 6. Decisiva, in aula, è stata una consulenza fonometrica: l’area, classificata come zona di intensa attività umana con limite di 55 decibel, presentava picchi fino a oltre 70 decibel nelle vie più affollate. È emerso che la principale sorgente del frastuono era il rumore antropico delle persone che stazionano fuori dai locali e nei dehors, con la musica di sottofondo solo come fattore secondario. Da qui la conclusione: il Comune, proprietario delle strade e responsabile della gestione degli spazi pubblici, non può voltarsi dall’altra parte.

Rumori molesti – Pexels – sardegnainblog.it

Una sentenza apripista per chi non dorme più a causa della “mala movida”

Nella sua difesa l’amministrazione ha ricordato le misure adottate negli anni: protocolli con la Prefettura, limitazioni sugli orari, divieto di vetro, regole più rigide sulle occupazioni di suolo pubblico, controlli e pattugliamenti. Il giudice, però, ha ritenuto che questi interventi, pur esistenti, non abbiano prodotto risultati sufficienti a riportare la situazione sotto controllo. Tradotto: se la vita notturna resta fuori misura, la responsabilità pubblica non si esaurisce in qualche ordinanza, ma deve concretamente garantire il diritto al riposo e alla salute di chi abita nelle zone più esposte.

Per i residenti coinvolti è una vera vittoria simbolica, oltre che economica: vedere riconosciuti in sentenza anni di notti difficili, stress e deprezzamento degli immobili significa non sentirsi più soli in una battaglia che sembrava persa in partenza. E il messaggio che parte da questo caso va ben oltre il singolo quartiere: chi vive da tempo sotto il peso di una movida fuori controllo può valutare la strada del ricorso, sapendo che i giudici sono pronti a riconoscere risarcimenti quando il rumore supera i limiti e le istituzioni non intervengono in modo efficace. Una “sveglia” forte per i Comuni, chiamati d’ora in poi a fare davvero i conti con il costo, anche economico, delle notti insonni dei loro cittadini.

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