Autovelox farlocchi, la sanzione non va pagata | Ecco come riconoscerli: potrai risparmiare un sacco di soldi

Autovelox in strada

Autovelox (DepositPhotos) Sardegnainblog.it

Multe a raffica, apparecchi contestati e una pioggia di ricorsi: sugli autovelox si gioca ora una partita decisiva per il portafogli degli automobilisti.

Da anni i misuratori di velocità sono al centro delle polemiche: per alcuni sono strumenti indispensabili di sicurezza stradale, per altri un modo troppo facile per riempire le casse degli enti locali. Il risultato è un contenzioso continuo, dove ogni verbale può diventare l’inizio di una causa e ogni dettaglio tecnico fare la differenza tra sanzione confermata e multa cancellata.

In questo quadro già complesso si innesta il tema più scivoloso di tutti: la distinzione tra approvazione e omologazione degli autovelox.

Una differenza che sembra burocratica ma che la giustizia ha trasformato in spartiacque, accendendo il dibattito su quali dispositivi possano davvero legittimare una sanzione e su quali invece rischino di essere considerati, nei fatti, “farlocchi”.

Cosa ha deciso la Cassazione sugli autovelox non omologati

Nel giro di 24 ore la Corte di Cassazione ha depositato due ordinanze sullo stesso tema, firmate dalla stessa sezione e con lo stesso relatore. In entrambe viene ribadito il principio emerso già nell’aprile 2024: per la validità delle multe elevate con autovelox serve non solo l’approvazione, ma anche la vera e propria omologazione dell’apparecchio. In assenza di quest’ultima, la sanzione è destinata a cadere.

Il nodo, spiegano i giuristi interpellati, è che il decreto ministeriale che dovrebbe fissare i criteri per l’omologazione non è mai stato emanato: di fatto, nessun autovelox risulta formalmente omologato in Italia. Una delle due decisioni (la n. 13997/2025) però alza l’asticella per i cittadini: se nel verbale è attestato che il dispositivo è “omologato”, per ottenere l’annullamento non basta più la semplice opposizione al giudice di pace, ma serve anche una querela di falso contro chi ha redatto il verbale, con un secondo giudizio lungo e costoso.

Autovelox
Autovelox (DepositPhotos) Sardegnainblog.it

Come riconoscere le multe a rischio annullamento

La differenza pratica passa tutta dalla carta: è il verbale di contestazione a dire se una multa rischia di reggere o di essere bocciata. Quando l’atto non contiene alcun riferimento all’“omologazione” dell’autovelox, l’orientamento confermato dalla Suprema Corte rende più agevole sostenere che la sanzione sia illegittima per mancanza di un requisito essenziale, legato a una carenza dello Stato e non del cittadino.

Se invece nel verbale compare la parola “omologato”, la strada si complica: secondo l’ultima ordinanza, quella dicitura gode di “fede privilegiata” e può essere scalfita solo con una querela di falso, oltre alla normale opposizione. In altre parole, chi vuole contestare la multa deve affrontare due procedimenti distinti, pur con buone probabilità di ottenere ragione sul piano sostanziale, visto che il decreto tecnico attuativo manca da 33 anni. Proprio questo doppio passaggio viene definito da alcuni esperti un aggravio sproporzionato per gli automobilisti.

Intanto, le reazioni non mancano: c’è chi invita a “spegnerli tutti” finché il quadro normativo non sarà chiarito e chi, tra i comandanti di polizia locale, ha già fatto eliminare la parola “omologato” dai verbali per evitare future contestazioni. In attesa del decreto ministeriale promesso e mai arrivato, ogni contravvenzione rilevata da autovelox resta sospesa tra esigenze di sicurezza e rischio di annullamento, con i cittadini che, leggendo con attenzione il proprio verbale, possono capire se e come valga la pena di giocarsi la carta del ricorso per non pagare una sanzione considerata ingiusta.

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