Partita Iva, la “tredicesima” spetta anche a loro | Ultim’ora: la cifra è modesta ma è meglio di niente
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Per molte Partite Iva spunta una sorta di “tredicesima” di Stato: un aiuto che può rendere meno pesante la fine dell’anno.
Per chi vive di Partita Iva il mese di dicembre non significa regali e tredicesima, ma scadenze, conguagli, tasse e contributi da onorare. I pagamenti dei clienti arrivano a singhiozzo, le spese fisse non si fermano mai e ogni imprevisto diventa un problema. Mentre i lavoratori dipendenti vedono comparire in busta paga una mensilità in più, i freelance devono solo sperare che nessuna fattura resti bloccata.
Eppure, nel mare delle sigle e delle indennità poco conosciute, esiste una misura pensata proprio per loro: un sostegno temporaneo che interviene quando il reddito crolla e il lavoro si ferma all’improvviso. Non è una tredicesima vera e propria, arriva per un periodo limitato e a condizioni precise, ma per chi ne ha diritto può assomigliare a una piccola entrata extra capace di far tirare il fiato in un momento complicato.
Si tratta di un aiuto che non vale per tutti, ma solo per una fascia ben definita di autonomi, quelli iscritti a una gestione previdenziale particolare e colpiti da un forte calo di incassi. Proprio per questo viene descritto come un paracadute da usare una volta sola, prima che scada la finestra utile per chiederlo e che questa “tredicesima” speciale sparisca per sempre dal radar.
La “tredicesima” degli autonomi: cos’è l’ISCRO e quanto può valere
Come spiega Diritto.net, l’aiuto in questione è l’ISCRO, Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa. È un sostegno economico dedicato ai lavoratori autonomi con Partita Iva iscritti alla Gestione Separata INPS, pensato per chi si ritrova con il reddito improvvisamente dimezzato. L’importo varia da 250 a 800 euro al mese, per un massimo di sei mensilità consecutive: una sorta di “mini tredicesima” diluita nel tempo, che può garantire fino a 4.800 euro complessivi quando la crisi è più forte.
Per ottenerla servono requisiti molto stringenti. La Partita Iva deve essere attiva da almeno tre anni e riferita alla stessa attività per cui si è iscritti alla Gestione Separata. Il reddito dell’anno precedente non può superare i 12.000 euro e deve essersi verificata una riduzione di almeno il 50% rispetto alla media dei due anni ancora prima. Inoltre non si devono percepire altre forme di sostegno al reddito, come NASpI o altre indennità, e non si può chiedere di nuovo l’ISCRO se lo si è già ricevuto nell’anno precedente: è davvero un’occasione unica, da usare solo quando la situazione è grave.

Requisiti, scadenze e come trasformarla nella tua “tredicesima”
La domanda non è automatica: l’ISCRO va richiesta online sul portale INPS, accedendo con SPID, CIE o CNS. Una volta inviata l’istanza, l’istituto incrocia i dati con l’Agenzia delle Entrate per verificare redditi e requisiti, calcola l’importo spettante e, se tutto è in regola, accredita mensilmente la somma sul conto indicato dal richiedente. Purtroppo per i ritardatari, la finestra temporale è terminata: il termine era fissato infatti al 31 ottobre.
È bene ricordare che questa “tredicesima” delle Partite Iva non è un regalo, ma un’indennità legata a una specifica fase di crisi: se durante i sei mesi di erogazione l’attività viene chiusa o si passa a un altro regime previdenziale, il diritto si perde. Per questo gli esperti consigliano di valutare con attenzione la propria situazione, controllare i requisiti e, se si rientra nelle condizioni previste, non lasciare scadere i termini. Per molti autonomi che hanno fatto richiesta in tempo, pur con importi modesti rispetto a uno stipendio pieno, questi 800 euro al mese possono rappresentare la differenza tra subire passivamente un periodo nero e affrontarlo con almeno una piccola, ma concreta, forma di “tredicesima” garantita dallo Stato.
