Negozi di abbigliamento, se provi un vestito devi comprarlo | I commercianti non perderanno più tempo

Dopo aver provato un vestito bisogna acquistarlo - Depositphotos - Sardegnainblog.it
Una vecchia abitudine di quasi tutti i consumatori rischia di costare cara. Provare un vestito e non acquistarlo può creare problemi
Almeno una volta nella vita sarà capitato a tutti di entrare in un negozio di abbigliamento, provare uno o più vestiti e poi rinunciare ad acquistarli. Si tratta di una prassi comunemente accettata all’unanimità da tutti gli esercenti.
È una situazione che si ripete spesso e volentieri: si entra in un negozio, si guarda la merce, magari si prova un vestito o si chiede un consiglio al commesso e poi si esce a mani vuote. Ma questa condotta potrebbe avere delle conseguenze legali?
La risposta in linea di massima è negativa. Chi entra in un esercizio commerciale senza acquistare nulla non può essere condannato a risarcire il danno al proprietario. Tuttavia ci sono delle eccezioni, sottili ma importanti, che la legge prende in considerazione.
La regola generale è che il semplice ingresso in un negozio non crea un obbligo contrattuale. Il cliente infatti ha il sacrosanto e inviolabile diritto di esplorare l’offerta commerciale senza alcun vincolo.
Abbigliamento, non si può pagare
La situazione cambia radicalmente quando il cliente mostra una chiara intenzione di acquistare e poi senza un valido motivo si tira indietro, causando un danno all’esercente. Il punto cruciale sta nella dimostrazione di un intento concreto. Ad esempio se un cliente chiede a un artigiano di avviare una lavorazione su misura, o se in un negozio di abbigliamento si chiede di modificare un capo per poi rifiutare l’acquisto all’ultimo momento, la situazione si fa più complessa
Questi comportamenti che vanno oltre la semplice curiosità possono essere interpretati come una*trattativa precontrattuale in corso. La giurisprudenza in questi casi parla di responsabilità precontrattuale.

La legge non ammette ignoranza
Se una delle parti (in questo caso il cliente) interrompe ingiustificatamente una trattativa che ha generato un affidamento legittimo nell’altra parte (il commerciante), può essere tenuta a risarcire il danno. Il danno non è il mancato profitto, ma le spese sostenute dall’esercente per accontentare il cliente (ad esempio, il tempo e il materiale sprecati per la modifica di un vestito).
In sintesi la legge distingue tra la semplice “visita” a un negozio e una trattativa concreta. Finché si rimane nel primo ambito, il cliente è libero di andare via a mani vuote. Se si entra nel secondo, si assume un impegno morale e, in alcuni casi, anche legale.