Addio TFR, gli italiani salutano la buona uscita | Anni di sacrifici gettati al vento: purtroppo è ufficiale

Addio TFR (pexels) - sardegnainblog.it
È stato deciso di abolire il TFR e dopo anni di duro lavoro, nessuno ti ricompenserà a dovere come un tempo.
Nella maggior parte dei casi, a meno che tu non sia un ricco ereditiere o non faccia parte di una Famiglia Reale, la vita media è pressocché la stessa per tutti.
Si nasce, si cresce, si va a scuola, si trova un lavoro, si fa carriera, si va in pensione e si muore. In questo schema, c’è il momento del TFR (Trattamento di Fine Rapporto).
Nel dettaglio, il TFR è una somma di denaro che il datore di lavoro mette da parte ogni mese per il proprio impiegato e che viene poi consegnata nel momento in cui il rapporto di lavoro finisce.
Adesso, però, sembra proprio che questo meccanismo stia per cambiare e che i nuovi lavoratori non vedranno il TFR come i loro predecessori.
Un nuovo piano
Secondo quanto si legge sul sito brocardi.it, nel 2025 la spesa previdenziale sarà superiore ai 289 miliardi di euro (ovvero il 15,5% del PIL). L’Italia è uno dei Paesi più vecchi e le proiezioni demografiche mostrano che entro il 2050 più di un terzo della popolazione sarà over 65. Secondo l’Eurostat, nel 2070 l’indice di dipendenza degli anziani potrebbe andare oltre il 65%.
Tutti questi dati spingono il Governo italiano a trovare una soluzione ottimale per il finanziamento delle pensioni pubbliche e l’aggiornamento del TFR entra in gioco proprio per questa occasione. Il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon ha proposto di lasciare il TFR maturato dai lavoratori nelle casse dell’INPS. Questo servirebbe a rafforzare la previdenza pubblica senza essere costretti a pianificare nuovi prelievi fiscali o tagli.
Il futuro dei lavoratori
Stando a quanto riportato sul sito brocardi.it, la proposta di Durigon mette i contributi di fine lavoro maturati dagli impiegati in gestione pubblica. Il piano prevede che questi fondi verrebbero investiti per generare rendite che, nel momento in cui arriva il pensionamento, potrebbero rendere più accessibile l’uscita anticipata dal lavoro o aumentare l’assegno pensionistico. A conti fatti, il TFR sarebbe comunque di proprietà del lavoratore ma quest’ultimo non potrebbe più chiedere degli anticipi per esigenze personali (come ad esempio l’acquisto di una casa o pagare delle spese mediche).
Se il piano di affidare il TFR all’INSP va in porto, il vantaggio più grosso per i dipendenti è che potrebbero avere una pensione più alta. Lo svantaggio più sentito sarebbe quello di non avere nessun diritto su tale somma di denaro, se non al momento dell’età pensionistica. Nessun anticipo per bisogni attuali, l’idea di questo piano è di investire sul futuro della terza età.