Confermato, Nuragici coltivarono la vite per primi nel Mediterraneo Occidentale!

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Vitigni Sardegna i più antichi del Mediterraneo Occidentale: ne avevo già parlato nel vecchio blog, adesso arrivano ulteriori conferme. Dopo 10 anni di studi è stato infatti confermato che i 15 mila semi di vite trovati nel sito nuragico di sa Osa a Cabras sono vecchi di ben 3 mila anni, ben mille anni prima di Cristo, ma anche 250 anni prima della nascita di Roma e almeno 100 prima dell’approdo dei mercanti fenici sulla nostra isola. Insomma i vitigni della Sardegna sono i più antichi di tutto il Mediterraneo occidentale e la viticoltura come la conosciamo noi oggi era già nota ai nuragici. Nessuna importazione ad opera dei fenici, dei romani o persino dalla Spagna come si era creduto finora.

La scoperta viene dall’ équipe archeobotanica del Centro Conservazione Biodiversità (CCB) dell’Università di Cagliari che ha pubblicato i risultati delle ricerche sulle origini della viticultura in Sardegna su “Vegetation History and Archaeobotany“, una delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali del settore. E’ il frutto di oltre 10 anni di lavoro condotto sulla caratterizzazione dei vitigni autoctoni della Sardegna e sui semi archeologici provenienti dagli scavi diretti dagli archeologi della Soprintendenza e dall’Università di Cagliari sul sito di sa Osa e datati con il metodo del C14.

Risultati ottenuti grazie anche all’innovativa tecnica di analisi d’immagine computerizzata messa a punto dai ricercatori del CCB in collaborazione con la Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia, Cito:

L’analisi sfrutta particolari funzioni matematiche che analizzano le forme e le dimensioni dei vinaccioli (semi di vite), mettendo a confronto i dati morfometrici dei semi archeologici con le attuali cultivar e le popolazioni selvatiche della Sardegna, ciò ha permesso di scoprire che questi antichissimi semi erano appartenuti alle varietà coltivate.

Ancora più interessante è che è il fatto che i semi archeologici abbiano mostrato una relazione parentale anche con la vite selvatica che cresce spontanea nell’isola, confermando l’identica scoperta realizzata a Villanovaforru (ricordo in proposito le affermazioni in tal senso del ricercatore francese Philippe Marinval). Ma se a Cabras l’antico vitigno sembra appartenere alle cultivar a bacca bianca e in particolare mostra delle relazioni con le varietà di vernacce e malvasia (coltivate proprio nelle aree della Sardegna centro-occidentale), nel centro della Marmilla si trattò di cannonau.

Quello di sa Osa quindi non è l’unico ritrovamento archeologico relativo alla coltura della vite in Sardegna, ricordo ad esempio i semi di vite ritrovati presso il sito nuragico “Duos Nuraghes” a Borore e datati tra il 1300 avanti Cristo e il 300 dopo Cristo, ma anche le vasche per la pigiatura, bacili, basi e contrappesi dei torchi scoperti presso “Nuraghe Arrubiu” a Orroli e utilizzati anche successivamente in epoca romana, inclusi dei vinaccioli di Bovale sardo.

A tal proposito il gruppo di ricerca dell’Università di Cagliari sta proseguendo le indagini e sta approfondendo le ricerche anche su materiali ritrovati in altri siti archeologici e relativi ad altre specie coltivate sin dall’epoca nuragica. Ma quella di Cabras risulta al momento la più antica coltivazione di vite in Sardegna e in tutto il Mediterraneo occidentale, per un territorio che dopo il grande clamore suscitato dai Giganti di Monte Prama, si dimostra ancora una volta centrale per la storia e le tradizioni della nostra terra.

AGGIORNAMENTO: Ulteriori elementi e informazioni vengono da Gianluigi Bacchetta, direttore scientifico del Centro Conservazione Biodiversità, che è stato intervistato da Il Sole 24 Ore, nell’articolo uscito il 28 gennaio 2015, sull’edizione web del noto quotidiano economico, dal quale cito un passo importante:

“Vicino a Monastir, in provincia di Cagliari, è stato trovato un antico torchio nuragico, età del bronzo quindi, probabilmente utilizzato per fare il vino. Ma bisogna essere cauti. In Sardegna abbiamo un enorme patrimonio archeologico accumulato nelle strutture museali, ancora da studiare per capire la paleodieta, le coltivazioni, le conoscenze dell’epoca che erano molto avanzate rispetto a quello che pensiamo noi. Non dimentichiamo che la Sardegna era al centro di una grande rete di traffici che portava il vino sardo, e non solo quello, da una parte all’altra del Mediterraneo tra il primo e il secondo millennio prima di Cristo”. Un’attività vitivinicola fiorente testimoniata dal ritrovamento di anfore vinarie da trasporto provenienti dalla Sardegna, le cosiddette «zitA», un po’ dappertutto nel Mediterraneo occidentale, fino a Cartagine.

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LINKS UTILI:

Scheda del sito di sa Osa a Cabras

photo credit: Scops e pagina Facebook del CCB , cc

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This post was published on 26 Gennaio 2015 12:13

Pubblicato da
Daniele Puddu

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