Cultura e società

Resilienze culturali 2: testimonianze di vita di chi ha saputo valorizzare la cultura identitaria della Sardegna!

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Resilienze culturali 2, consuntivo di un progetto: abbiamo dato spazio ultimamente a molte iniziative a carattere culturale che vanno alla riscoperta delle radici della Sardegna, cercando nuove forme di tutela e valorizzazione, al passo coi tempi, tali da garantire anche uno sviluppo economico della nostra isola, in senso turistico ma non solo.

Il concetto di “cultura” e la “resilienza culturale” in Sardegna:

Partiamo dal concetto di “resilienza culturale” in Sardegna, dove parrebbe essere un tema assai facile e diffuso, vista la grande quantità di testimonianze culturali presenti in questa regione. Ma cosa è di preciso la cultura? Come riporta l’Enciclopedia Treccani la cultura è:

L’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo.

In senso oggettivo la cultura fra le tante possibili definizioni potrebbe definirsi come:

L’insieme dei segni materiali e immateriali di ciò che un popolo ha espresso ed esprime nel suo percorso, declinati in molteplici ambiti e nei quali esso si riconosce e di identifica.

Senza addentrarci nel significato di storia delle civiltà, possiamo affermare sin da subito che in Sardegna sono in tanti a occuparsi di cultura, sia con approccio laico che religioso. Ecco, una cosa la possiamo dire, troppo spesso la cultura viene narrata dai così detti “Addetti ai lavori” che – forti dei loro titoli – spesso non lasciano spazio al dialogo e al confronto, soprattutto ai comuni cittadini e a coloro che rappresentano la società civile: gli enti del III settore e del volontariato.

Il progetto Resilienze culturali:

Il progetto “Resilienze culturali”, giunto alla seconda edizione, nasce proprio da questo contesto, con il desiderio di offrire al pubblico una narrazione diversa della Sardegna, soprattutto alle nuove generazioni, per aiutarle a interpretare l’ambiente circostante e costruirsi da esso, nel modo migliore, il proprio destino. Perché un conto sono le tante testimonianze culturali e identitarie presenti in Sardegna, un altro è conoscerle appieno, saperle confrontare, interpretare e valorizzare.

Il progetto “Resilienze culturali 2” ha interessato un po’ tutta la Sardegna e in particolare le località di Sassari, Porto Torres, Ittireddu, Gonnesa, Cagliari, Tiana, Lodè, Galtelli. In queste località sono stati intervistati personaggi di grande valore, rispettivamente: Rita Meloni, Maria Antonietta Montesu, Dionigi Satta, Eleonora Fontana e Annalisa Anolfo Fabrizio Meloni, Corrado Mascia, Nanni Pulli, Antonello Pilittu, Aurora Paba, Enrico Cau, Gianni Mele, Salvatore Marras.

Tutte queste persone ci hanno dato una testimonianza diretta di come si possa e interpretare un’identità portando avanti nel proprio agire quotidiano delle significative azioni di trasmissione.

Progetti di vita costruiti attorno a simboli e tradizioni della cultura sarda:

Nel corso degli eventi programmati in varie zone della Sardegna è stato espresso un sentire comune, ovvero il desiderio di custodire al mutare dei tempi, quelli che sono i pilastri della nostra cultura, i segni e i simboli della identità del popolo sardo. La cultura è espressione di civiltà e deve confrontarsi con il mutare dei tempi e delle sensibilità e oggi più che mai si sente il bisogno di ritrovare i segni e i simboli della nostra identità per arginare la globalizzazione e il consumismo e la perdita di valori sociali, per limitare i danni della desertificazione umana e culturale assai accentuata nei piccoli centri dell’isola o l’omologazione pseudo culturale che si espande nei grandi centri della Sardegna.

Tutti coloro che hanno partecipato agli eventi hanno portato la loro esperienza di vita, fatta di tanta passione e di altrettanti sacrifici.

Penso alla Gualchiera di Tiana dove solo l’impegno di Aurora Paba e di altre poche persone ha permesso di tramandare alle nuove generazioni le tecniche e i riti della lavorazione della lana e di mantenere in vita l’antico impianto di lavorazione alimentato a acqua; penso al giovane presidente della Pro Loco di Tiana, Enrico Cau, che cerca mantenere in vita il folclore del suo paese nonostante il pauroso calo demografico; penso alla attività di Rita Meloni e del suo Centro Amico di Sassari che da sempre offre un aiuto per la integrazione culturale dei diversi e delle persone deboli; penso a Gianni Mele di Lodè che custodisce i saperi dei suoi avi e che tramanda con la sua produzione di derivati del latte di pecora.

Fra gli altri ricordiamo il ceramista Nanni Pulli di Selargius e lo scultore Antonello Pilittu di Capoterra che, con la loro produzione, promuovono la conoscenza delle culture più arcaiche vissute in Sardegna e elaborano forme delle antiche civiltà.

A Gonnesa ci sono invece delle giovani Guide, Eleonora Fontana e Annalisa Anolfo che, nonostante le tante difficoltà credono nella cultura e con tanta determinazione custodiscono e promuovono uno dei siti più importanti del Sud Ovest della Sardegna il “nuraghe di Seruci”.

Anche Salvatore Marras di Galtelli ha dato un suo importante contributo con la valorizzazione delle tradizioni tipiche del suo Comune, legate alla agricoltura e alla pastorizia; così come fa anche Maria Antonietta Montesu della Associazione Turris Bisleonis di Portotorres, che con il suo prezioso lavoro promuove e difende uno dei monumenti più significativi del romanico della Nord Sardegna, la locale Basilica di San Gavino, Proto e Gianuario.

Infine ricordo Dionigi Satta di Ittireddu che da sempre vive la sardità come una missione, attraverso la melodia del suo parlare (quasi sempre in logudorese) e del suo agire per la diffusione della cultura sarda del Monte Acuto e per la salvaguardia dei sui molteplici siti identitari e i “Custodi della Memoria”, Fabrizio Meloni e Corrado Mascia che attraverso i social diffondono video e immagini della Sardegna più sconosciuta e legata soprattutto alle testimonianze delle civiltà prenuragica e nuragica.

Con questo progetto si ringrazia la Fondazione di Sardegna che ha creduto nella iniziativa dando la possibilità all’Associazione Amici di Sardegna di poter realizzare questo evento che nel corso di due anni ha dato a circa venti protagonisti della Sardegna di potersi raccontare con i loro saperi, le proprie esperienze e descrivere i rispettivi siti e le tradizioni di contesto.

Il materiale prodotto è visibile sul sito web di “Amici di Sardegna”, sul canale Youtube “Amici di Sardegna Official” e sulla pagina di Facebook “Resilienze Culturali”.

Il progetto “Resilienze culturali 2” e stato realizzato con il contributo di:

This post was published on 4 Ottobre 2021 18:13

Pubblicato da
Daniele Puddu

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