Linea Ercole Punto Zero, grano duro e pasta al 100% sarda nei market isolani: ne sono passati di secoli da quando la Sardegna era una dei granai della Roma imperiale. Ma è soprattutto negli ultimi 20 anni che si è dovuta annotare la tendenza alla diminuzione degli ettari coltivati a grano in Sardegna. In questo lasso di tempo cerealicoltura sarda ha infatti perso i due terzi dei produttori e della superficie coltivata, tanto che – secondo Laore – dal 2000 al 2015 i contadini che coltivavano grano si sono dimezzati. Tendenza che è continuata anche in seguito. Le motivazioni? Il prezzo in calo del grano e la difficoltà nell’ ottenere una giusta remunerazione.
Bene, già dallo scorso anno è nata la prima filiera del grano duro al 100 per cento sardo a marchio Cellino. Una filiera certificata e controllata che coinvolge ben 500 agricoltori tra medio e basso Campidano, Trexenta e Marmilla e che raccoglie e trasforma in semola e pasta solo grano duro sardo. Il risultato sono stati i 260mila quintali di grano duro sardo da macina certificato, con l’ambizione e soprattutto intenzione di quadruplicare la produzione portandola a 1 milione di quintali.
Il progetto è finalizzato a ridurre le importazioni di frumento dall’estero e al contempo aumentare le superfici coltivate in Sardegna, ma soprattutto prevede il pagamento di un prezzo minimo garantito e una premialità aggiuntiva in funzione della qualità prodotta.
Sugli scaffali del supermercato si trovano già le confezioni della nuova linea Ercole Punto Zero: pasta e semola, malloreddus, spaghetti e mezze penne trafilate al bronzo. Tutto prodotto in loco, frutto di una filiera corta. Tutto da grano sardo al 100%.
Il progetto prevede la messa in coltura di oltre 25.000 ettari con l’obiettivo di ridurre le importazioni del 50%, obbiettivo da raggiungere grazie anche all’ investimento su varietà di grano tenero che si adattino al territorio sardo. Alla selezione delle “cultivar” hanno collaborato l’agenzia regionale Agris e l’azienda Syngenta, leader mondiale nelle sementi. La parte iniziale e finale della filiera, certificata Iso 22005, è affidata al sementificio Simec e agli stabilimenti del pastificio F.lli Cellino.
Ma vuol dire anche dare speranza al mondo agricolo per un futuro migliore, rivitalizzare le campagne, contribuire a frenare lo spopolamento, fare in modo che i terreni non rimangano più incolti con tutti i rischi che altrimenti ne conseguono.
E anche noi possiamo essere artefici di questo cambiamento in positivo, quando andiamo a fare la spesa e cerchiamo tra gli scaffali quale pasta mettere nel nostro carrello.
This post was published on 13 Gennaio 2020 12:43
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