Il vaso di Dueno, ritrovato da Heinrich Dressel nel 1880 a Roma e oggi custodito al museo di Stato di Berlino. Foto di Gfawkes05, diffuso su Wikipedia con licenza CC BY-SA 4.0
Vaso di Dueno scritto in Sardo antico, altro che latino. Ecco il nuovo libro di Bartolomeo Porcheddu: si chiama Bartolomeo Porcheddu è un linguista nativo di Ossi (docente a contratto di Laboratorio di lingua sarda all’Università di Cagliari) e al momento risulta probabilmente essere lo studioso più discusso della Sardegna. E’ sua infatti la teoria copernicana secondo la quale sarebbe il latino a derivare dal sardo e non viceversa. Tanto che il sardo, secondo lo studioso del capo di sopra, fu la lingua franca del Mediterraneo antico al tempo dei nuragici, proprio quello che sarebbero diventati poi il latino in tutta Europa e oggi l’inglese nel mondo.
Malgrado l’arditezza della teoria, essa viene presa sul serio da alcuni, tanto che la casa editrice internazionale tedesca “Lincom” ha aperto lo scorso anno una nuova collana dal titolo “Grammar Surveys” proprio con un’opera del linguista sardo: “Il latino è lingua dei Sardi – Su latinu est limba de sos Sardos – latinum lingua sardorum est“. Ben 312 pagine per spiegare nel dettaglio il concetto.
Adesso però arriva un nuovo studio, da parte dello stesso Porcheddu, sul famoso “vaso di Dueno“, le cui iscrizioni sono tra le attestazioni più antiche di un testo in latino arcaico che siano state mai ritrovate, tanto che la sua traduzione è particolarmente complessa. Bene, la nuova teoria di Bartolomeo Porcheddu, pubblicata in un nuovo libro intitolato “Il vaso di Dueno. Il più antico documento latino è scritto in lingua sarda.“, spiega come l’iscrizione contenuta sul vaso diventi di semplice tradizione se, abbandonato il latino, si provi a tradurla in sardo.
Si noti che il vaso romano è originario del 600 a.C., quando la civiltà nuragica andava scemando, ma quando la sua influenza culturale era ancora forte nel Mediterraneo. Una delle difficoltà della traduzione è dovuta alla mancanza dei “casi latini“, che Porcheddu ribalta facilmente. Secondo lo studioso infatti, il vaso di Dueno fu prodotto prima che i Romani trasformassero la loro lingua sardo-latina in “lingua latina comune” inserendo i “casi greci” nei morfemi nominali.
Lo stesso linguista ha più volte spiegato come il latino che noi conosciamo oggi sia a suo parere invece una Koinè – cioè una una lingua comune che si sovrappone a precedenti lingue locali – formata da sardo, tosco umbro e greco.
Insomma, per farla breve, la traduzione originaria accettata dalla maggior parte degli studiosi (fonte Wikipedia):
Chi mi invia prega gli dèi che nessuna vergine ti sia compagna.
se non vuoi essere soddisfatto per opera di Toteria.
Un buono mi fece, e per causa mia nelle mani di quel buono non torni il male.
Diventa quindi, come leggiamo sull’ANSA:
Giove/Saturno divi ai quali io stessa sto promettendo, donando questa mia cosa affinché (ella) sia vestale. Ascoltate noi Giove – chiedo qualcosa – (che ripagheremo) saremo grati a voi. Lì, ci fa lo stesso in mano mia (secondo la mia volontà) Lì, No[m…] in E[…] lo stesso [fa] con mallo (spatola), (con buona soddisfazione)
Prevedo grandi litigate tra studiosi e leoni da tastiera, pro e contro la nuova teoria, ma la nostra curiosità è stata più che stuzzicata. Non sia mai che si scopra un’altra volta che non sia il Sole a girare attorno alla Terra.
Copyright: Nella foto copertina potete osservare il vaso di Dueno, ritrovato da Heinrich Dressel nel 1880 a Roma e oggi custodito al museo di Stato di Berlino. Foto di Gfawkes05, diffuso su Wikipedia con licenza CC BY-SA 4.0
This post was published on 8 Gennaio 2020 15:46
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