Crocifisso ligneo di Sciola esposto a San Saturnino: da venerdì scorso, quando è stato presentato, c’è una nuova ragione per cagliaritani, sardi e turisti per andare a visitare la Basilica di San Saturnino a Cagliari, la più antica della città e intitolata al Santo patrono. Presso l’altare ha infatti trovato finalmente la sua collocazione il crocifisso ligneo scolpito dal maestro Pinuccio Sciola negli anni ’70, acquisito dal “Polo museale della Sardegna” poco prima della morte dell’artista – avvenuta il 13 maggio 2016 – e destinato proprio alla Basilica paleocristiana di San Saturnino.
Pinuccio Sciola è celebre nel mondo soprattutto per la produzione delle “pietre sonore“, ma è sempre stato un artista a 360°, il crocifisso ligneo di cui stiamo parlando venne ad esempio scolpito oltre 40 anni fa, alla fine degli anni Settanta
Così si legge nella nota stampa pubblicata dal Polo museale della Sardegna:
Le peculiari caratteristiche formali rimandano all’iconografia medievale del Crocifisso gotico doloroso, molto diffusa in Sardegna, e reinterpretata dallo scultore in chiave moderna. Il Crocifisso ha offerto l’occasione per una unitaria rivisitazione critica dell’attività di Sciola nel periodo giovanile di formazione durante gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, attività poco indagata dagli studiosi e sempre marginalmente trattata. Si tratta di una produzione prevalentemente figurativa influenzata evidentemente dagli studi condotti dall’artista fuori dall’isola e delle sollecitazioni degli spunti visivi recepiti attraverso i viaggi e la visita alle mostre.
Nel Crocifisso destinato alla Basilica di San Saturnino, seppure appaiano bene evidenti i segni della Passione nel corpo possente del Cristo e la rude sbozzatura conferisca alla scultura un carattere fortemente espressivo, vengono meno alcune caratteristiche prevalenti nei precedenti Crocifissi realizzati dall’artista, quali la distorsione anatomica, all’apice nell’esemplare di Sant’Agostino, e la deformazione del volto, spesso soltanto abbozzato. Il dolore è infatti sublimato nel mistero della morte e la tensione muscolare appare attenuata.
Le ragioni sono da ricondurre alla specifica tipologia scultorea alla quale Sciola si è ispirato, e sicuramente all’uso al quale avrebbe voluto destinare l’opera, ossia alla celebrazione dei rituali paraliturgici del Venerdì Santo. Ipotesi che trova conferma nel dettaglio tecnico delle braccia ‘snodabili’ volte a garantire la duplice funzione di Cristo in croce e Cristo deposto
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This post was published on 13 Marzo 2019 17:57
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