Sagre ed eventi in Sardegna

Fuoco di Sant’Antonio a Ottana, emozioni e foto!

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Fuoco di Sant’Antonio a Ottana, emozioni e foto: dopo tanti anni siamo tornati ad Ottana per il fuoco di Sant’Antonio del 16 gennaio e la prima uscita di Boes e Merdules (e della misteriosa Filonzana), una giornata che in paese inizia presto, ci sono i tronchi, la legna e le frasche da portare in piazza, coi rimorchi dei trattori stracolmi e le macchine che li accompagnano che suonano clacson e trombe come nelle giornate di festa più importanti, i visi anneriti dal carbone, il morale alto, gli animi allegri. Il tutto sotto l’occhio vigile della chiesa di San Nicola che domina dall’alto e della chiesa di Sant’Antonio poco più dietro.

Il paese si comincia ad animare al pomeriggio, non aspettatevi la solita marea di bancarelle delle sagre, qui ci sono solo due espositori che vendono dolciumi e torrone, nei bar della piazza l’attività è già frenetica, il pubblico comincia pian piano ad arrivare. Noi siamo arrivati mezz’ora prima dell’accensione del fuoco (da programma), un’occasione per visitare il paese, dopo aver già visto lungo strada il nuraghe Iloi e il santuario di San Costantino a Sedilo (consigliate in zona anche le visite anche al pozzo di Santa Cristina di Paulilatino o alle domus de janas di Onifai).

La chiesa di San Nicola, le maschere e la preparazione del falò:

Da prime le due grandi sculture che ci salutano appena arriviamo a Ottana, nella rotonda d’ingresso infatti un Boe e un Merdule ci scrutano attentamente come fossero un Giano bifronte. Il paese è piccolo, poco oltre, sulla sinistra, siamo già nella piazza della festa, parcheggiata la macchina in una via laterale, andiamo a visitare la chiesa di San Nicola, che domina il paese da un piccolo colle.

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Consacrata nel 1160, la chiesa venne edificata in stile romanico pisano, con un alternarsi cromatico di basalto nero e rosso, che gli conferisce un grande fascino. L’interno è molto austero, direi quasi scarno, oggi si direbbe minimalista. Spiccano il crocifisso ligneo cinquecentesco e la Pala di Ottana, un polittico trecentesco che descrive alcune scene della vita dei Santi Francesco e Nicola,  attribuito al Maestro delle tempere francescane (attivo a Napoli tra 1330 e 1345). Da notare come siano anche rappresentati sue personaggi storici,  il meno noto – al grande pubblico – vescovo di Ottana Silvestro e soprattutto l’erede al trono giudicale, colui che diventerà Mariano IV d’Arborea.

La maschere della tradizione di Ottana, rigorosamente artigianali, sono in vendita nel negozio dietro il palco, riconoscete subito il palazzo per i murales a tema sulla facciata e per le sculture di Boes e Merdules nella piazzetta di fronte. Da notare come le maschere moderne siano più elaborate e ricche, ma per certi versi più standardizzate rispetto alle maschere più antiche esposte sulla parete di fronte. I prezzi delle maschere più belle sono intorno ai 180 euro.

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Se poi avete, come noi, ancora un po’ di tempo, anche perché il falò viene acceso come sempre un po’ in ritardo, potete fare un giro per le vie del centro, dove spiccano i grandi alberi stracarichi di limoni, limoni dal profumo incredibile, fantastici per i dolci. Si tratta di qualità sarde antiche, nulla a che vedere con quelli che si trovano nei market e provenienti persino da oltreoceano. Non manca neanche l’anziana vestita di nero che pian piano risale il ciottolato.

Da visitare anche la vicina chiesa di Sant’Antonio, questa più moderna della precedente, ma altrettanto scarna negli arredi e nelle decorazioni. Cominciano le preghiere e la messa, mentre in piazza è tutto pronto per l’accensione del fuoco.

L’accensione del fuoco:

Un grande boato segnala l’ accensione del falò, via alle prime foto, in attesa della processione (che farà 3 giri intorno al fuoco) e poi delle maschere, che danzeranno anch’esse attorno al grande rogo. La festa ormai è entrata nel vivo e proseguirà per tutta la sera con su cumbidu, musica e balli sardi.

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Escono Boes e Merdules, grandi e piccini:

Il fascino ancestrale di queste maschere lo si può cogliere davvero solo quando escono per Sant’Antonio Abate nel proprio paese natio, perché lo spirito è diverso, l’orgoglio di far rivivere le proprie tradizioni lì dove da millenni lo fanno i propri avi è senza pari.  lo si vede, lo si percepisce, quasi lo si respira. Malgrado il tentativo del pubblico invadente di trasformarlo in carnevalata, malgrado la ressa dei fotografi più o meno improvvisati, la ricerca del selfie, che quasi impediscono l’esibizione e il passaggio delle maschere, che alla fine danzano, lottano e si inseguono tra la folla festante e in delirio.

Un’esperienza indimenticabile e da vivere almeno una volta nella vita si dice, io direi anche più spesso, visto anche che arrivare ad Ottana è molto semplice.

Dove si trova e come arrivare ad Ottana:

Ecco l’area della festa su Google Maps:

This post was published on 17 Gennaio 2019 11:42

Pubblicato da
Daniele Puddu

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