Aquila del Bonelli torna in Sardegna, liberati 5 esemplari nel Parco di Tepilora: se c’è un’Europa che funziona è quella della natura e dell’etologia, numerosi infatti i programmi di successo con al centro la Sardegna, come il progetto “Un cervo due isole“, che ha permesso di reintrodurre il cervo sardo in Corsica ed in aree della Sardegna, come l’Ogliastra, dove risultava ormai scomparso, ma anche i due progetti attualmente in corso sul rinfoltimento della conia sarda del Grifone (che prevede la reintroduzione di ben 50 esemplari nei prossimi anni) e quello appena partito intitolato “Aquila a-LIFE” che ha come finalità l’incremento dell’areale dell’Aquila di Bonelli nel Mediterraneo occidentale e specie in Sardegna, dove da tempo viene considerata estinta.
Erano gli anni ’80 quando gli ultimi esemplari di Aquila del Bonelli (dal nome dell’ornitologo italiano Franco Andrea Bonelli, ma è conosciuta anche come “Aquila fasciata“), volteggiavano sui cieli della Sardegna, da allora si sono verificate solo sporadiche osservazioni di esemplari in transito da altri areali europei o nordafricani.
L’aquila di grandi dimensioni, la femmina ha una taglia media di 70 cm, un’apertura alare di quasi 180 cm, per un peso di quasi 2 chili, mentre il maschio è appena inferiore, si riconosce dacilmente in volo per la macchia bianca sul dorso. La dieta delle aquile è piuttosto varia, si tratta infatti di rapaci abili ed adattabili, in grado di catturare in volo corvidi e colombi, mentre a terra le prede abituali sono piccoli mammiferi (ratti e conigli selvatici) e rettili.
Il suo habitat è prevalentemente costituito da ambienti rocciosi a quote non molto elevate, praterie naturali, aree agricole estensive e pascoli, intercalati da aree a vegetazione arbustiva mediterranea, incluse le zone paludose.
Le motivazioni della sua scomparsa sono attribuili purtroppo all’uomo e ai cambiamenti incorsi nella nostra isola negli ultimi decenni: l’abbandono delle campagne e lo spopolamento dei centri dell’interno, i numerosi e devastanti incendi dolosi, il bracconaggio. In Italia è specie protetta ai sensi della legge 157/92.
Per saperne di più sull’aquila del Bonelli e rapaci in generale, vi consigliamo:
Nel mese di giugno scorso 5 piccoli di aquila, in gergo tecnico “pulli”, sonno arrivati da Spagna e Francia nella grande voliera insediata nel Parco Regionale Naturale di Tepilora, in agro di Bitti, per acclimatarsi, questi i loro nomi, ispirati dai luoghi del parco che sta ospitando il progetto: Abbaluchente, Posada, Tepilora, ed Helmar (quest’ultimo in onore del naturalista Helmar Schenk), oltre a Nurasè (nome conferito dal personale di FoReSTAS di Bitti all’esemplare più giovane).
E allora ecco la buona notizia, le giovani aquile ormai cresciute, hanno lasciato da pochi giorni la grande voliera. Una volta aperta la gabbia, alle prime luci dell’alba, le aquile sono rimaste appollaiate sul portellone di uscita per familiarizzare con il paesaggio circostante e dopo circa mezz’ora le più anziane hanno spiccato il volo, seguite a distanza di qualche ora dalla più giovane e timida Nurasè.
Bisogna premettere che le aquile stanno venendo monitorate 24 ore su 24 dai ricercatori, anche grazie ai trasmettitori GPS collocati sul dorso di ognuna di esse, capace di autoricaricarsi grazie ad un micro pannello solare e che permette al datalogger GPS/GSM di inviare informazioni sulla loro posizione ogni cinque minuti. Potrebbe essere però non sufficiente, infatti il tasso di mortalità dei rapaci nel primo anno di vita è molto elevato, per svariate ragioni, sia naturali che antropiche.
La giovane aquila deve infatti imparare a cacciare e a spostarsi nel territorio schivandone i pericoli. Tra i principali rischi, i cavi aerei (linee elettriche o telefoniche), la stagione della caccia e i contatti diretti con l’aquila reale, loro potenziale predatore.
Tutte le foto e i video vengono dai siti e canali social ufficiali del progetto.
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This post was published on 21 Settembre 2018 10:09
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