Febbre del Nilo ormai in tutta la Sardegna, ma quanto è pericoloso? Nelle corse settimane i quotidiani ci hanno informato sui tre casi di uomini infettati dal virus della Febbre del Nilo nell’Oristanese (a Terralba, Tramatza e Arborea), creando un certo allarmismo. L’attenzione dell’opinione pubblica è ora persino maggiore, visto che dal bollettino dell’Istituto superiore di Sanità è emerso come il rischio di trasmissione del virus sia ora esteso a tutta la Sardegna. Dalle analisi condotte sugli uccelli infatti, che sono i principali vettori dell’infezione assieme alla zanzare, è arrivata la conferma della presenza del virus nell’ Oristanese, nel Nuorese, in Gallura e nel Medio Campidano.
AGGIORNAMENTO 2019: il virus della West Nile disease può dirsi ormai endemico in alcune zone della Sardegna, come l’oristanese, e tende a manifestarsi con maggiore frequenza tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Anche nel 2019 ecco il primo caso, su un volatile trovato morto nelle campagne di Escovedu, frazione di Usellus, nell’Alta Marmilla, sul versante nord orientale del massiccio vulcanico del Monte Arci.
Si badi ben però che il bollettino parla di dimostrata circolazione del virus della Febbre del Nilo solo nell’animale/vettore. Insomma, potenzialmente il virus è arrivato, ma non sono stati registrati ulteriori casi nell’uomo. Gli esperti però invitano a evitare gli allarmismi e spiegano che sono già state prese tutte le necessarie misure di prevenzione. Ma quanto è pericoloso il virus del Nilo?
Il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica, a cura del Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità, ci spiega che la febbre West Nile (“West Nile Fever“, cioè “Febbre del Nilo Occidentale“, più nota al grande pubblico nella versione accorciata di “Febbre del Nilo” ) è una malattia provocata dal virus West Nile, un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda. Per la precisione nel distretto amministrativo del “West Nile” dal quale il virus prende il nome, proprio lì dove nasce il fiume Nilo, tanto che la malattia di è molto diffusa lungo bacino del grande fiume africano e più in generale in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.
I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex, quella della foto sopra, che è presente praticamente ovunque come ci informa Wikipedia). Proprio la puntura delle zanzare rende possibile il trasferimento del virus dagli animali all’uomo, non si trasmette invece da persona a persona tramite il contatto con le persone infette (è possibile tuttavia il contagio madre-feto). Il virus non colpisce solo uccelli e persone, anzi infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, tra i quali il tasso di mortalità è altissimo, tra il 20 al 57% tra i cavalli con sintomi clinici (fonte Wikipedia).
Ci si accorge praticamente subito che qualcosa non va, il problema è che i sintomi paiono quelli di una comune influenza. Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. Diciamo subito che generalmente il malato si rimette spontaneamente in 3-5 giorni. Vediamo qualche dato più completo:
Sintomi nei bambini, nei giovani e negli anziani:
Sì, come detto in un caso su mille il virus può causare un’encefalite letale, quindi può provocare la morte. I decessi sono quindi molto rari, tra le epidemie peggiori quelle avvenute nel 2002 e nel 2003 negli USA, con oltre 250 decessi ognuna. Ben poca cosa però se contestualizziamo il fenomeno, ad esempio si stima che solo in Italia i morti per la semplice influenza siano mediamente sugli 8mila (con picchi molto più alti).
Purtroppo non esiste un vaccino per la febbre West Nile, l’unico modo per ridurre il rischio è, per quanto possibile, quello di evitare l’esposizione alle punture di zanzare. Tra le misure di protezione e prevenzione ricordiamo:
Queste invece le raccomandazioni generali alla popolazione per la prevenzione delle punture di insetti per ridurre il rischio di trasmissione di WNV e USUV pubblicate sul sito del Comune di San Teodoro ed estratte dalla Circolare del ministero della salute n° 0019420 del 27.06.2018.
In tempi non sospetti, numerosi Comuni in Sardegna – come Alghero e Mogoro – hanno utilizzato metodi naturali contro l’invasione delle zanzare, come ad esempio i pipistrelli, ognuno di questi piccoli mammiferi infatti è in grado di mangiare fino a 2 mila zanzare a notte. In particolare sono state installate delle bat box per accogliere e proteggere i chirotteri durante il giorno.
Nota bene: è giusto che sapiate che questo articolo, per quanto si basi in larghissima parte su fonti istituzionali, non è stato scritto da un medico.
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This post was published on 15 Settembre 2018 11:43
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