Nuragici scrivevano, arriva la conferma dell’archeologia ufficiale!

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Nuragici scrivevano, arriva la conferma dell’archeologia ufficiale: Vi avevo parlato sul vecchio blog della tavoletta in terracotta di Pozzomaggiore, trovata nel 2006 e poi caduta nel dimenticatoio malgrado presentasse evidenti tracce di scrittura (me ne parlò all’epoca Leonardo Melis, che mi fornì anche la foto qui sopra, a riprova dell’esistenza della “scrittura Shardana“), altri studiosi indipendenti come Gigi Sanna sono persino riusciti a scrivere un’imponente grammatica della lingua nuragica  (“Sardoa Grammata” pubblicata nel 2004, ben 600 pagine tese a dimostrare proprio l’esistenza di un lingua propria dei nostri avi), per uno studio basato sulle “tavolette di Tzricotu“, quattro lastre – una in bronzo e tre in gesso – rinvenute nel Sinis, presso Cabras, ma dalla datazione incerta. Il linguista Massimo Pittau si spinse persino oltre, trovando nella lingua nuragica le basi della parentela dei nostri antenati con gli Etruschi e con i popoli della Lidia (questa una sintesi del suo contributo alla discussione sull’esistenza o meno della scrittura nuragica). Adesso però arriva anche la conferma dell’archeologia ufficiale, i sardi nuragici scrivevano e in tutta la Sardegna son stati trovati almeno 60 reperti con segni alfabetici e numerici!!!

Ben 60 reperti con segni alfabetici e numerici nuragici:

Ad affermarlo è stato Giovanni Ugas, nell’aprile scorso, durante un’interessante ciclo di video-interviste rilasciate a Tiscali news. Bene, secondo l’ex direttore archeologico della Soprintendenza, allievo di Giovanni Lilliu e già docente universitario, quindi tutto ma non un fantarcheologo, i sardi cominciarono a scrivere fin dal IX – VII secolo a.C., con un sistema imparentato col modello di scrittura greco “rosso occidentale“, con segni disposti da sinistra verso destra.

Ecco perché i Nuragici non potevano non scrivere:

Che i sardi dovessero avere una scrittura è ormai una certezza, per una semplice ragione, tutti i sistemi sociali complessi, che immagazzinano risorse e le commercializzano hanno bisogno di rendicontare le proprie produzioni e vendite. Che sia per il Re, il Faraone, il capo clan o un semplice commerciante è impossibile non prendere nota di quantità, pesi e misure. Specie considerando che i nuragici commerciavano con luoghi ove la scrittura era conosciuta da tempo come Grecia, Egitto e Fenicia.

Ecco allora che la scrittura in Sardegna compare assieme ai Giganti di Mont’e Prama, intorno al nono secolo, qualche studioso avanza come ipotesi anche l’11° secolo avanti Cristo, ravvisando una vicinanza al modello cipriota, piuttosto che a quello cicladico.

Caratteristiche dell’alfabeto nuragico:

Ugas racconta a Tiscali come quelli ritrovati sono sia numerazioni e pesi, sia segni di un alfabeto completo, ad andamento progressivo, diverso da quello dei fenici sia pure con elementi grafici in comune, dotato di vocali come il greco e l’etrusco. Rimane da chiedersi come mai siano rimasti così pochi segni di scrittura nuragica rispetto ad esempio a quella etrusca, agli archeologi il compito di dare una risposta.

Ciclo di Seminari sulla lingua e la scrittura nuragica all’ Università di Sassari:

Ma che la lingua dei nuragici stia venendo sdoganata lo si capisce anche dal ciclo di seminariIl cervello che scrive: una visione interdisciplinare” in programma tra il 16 e 30 ottobre 2015 a cura del “Corso di Laurea in Logopedia” presso la “Facoltà di Medicina e Chirurgia” dell’Università di Sassari e che prevede tre incontri sul tema della scrittura nuragica. Seminari sulla lingua sarda che saranno tenuti dal discusso Prof. Gigi Sanna, con interventi dal titolo “Le origini della scrittura nel Mediterraneo” (16 ottobre 2015), “La storia della scrittura in Sardegna e la sua evoluzione” (23 ottobre 2015) e “I documenti del Sinis” (30 ottobre 2015). Se interessati l’appuntamento è nelle aule di viale San Pietro 43 a Sassari.

Aggiornamento: Il ciclo di seminari è stato annullato a causa di qualche mal di pancia accademico, Gigi Sanna parla di mafia accademica, non entro nella polemica, trovate qui un articolo molto duro nei suoi confronti, ma vi lascio anche il testo di un seminario tenuto dallo stesso professore nell’ ottobre 2006, sempre all’ Università di Sassari, così che possiate farvi autonomamente un’idea.

Studiosi indipendenti apripista per la storiografia ufficiale?

E’ mia impressione che gli studiosi indipendenti e i così detti fantarcheologi, potendo muoversi più liberamente, siano spesso dei precursori, che abbiano la capacità di smuovere le acque preparando il terreno agli archeologi più innovativi. Il mondo dell’archeologia mi pare infatti estremamente lento e riluttante nell’accettare dei cambiamenti di fondo al proprio sistema di “credenze” (voi se preferite parlate pure di “evidenze scientifiche“).

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