Area Marina Protetta in arrivo a Capo Testa (Santa Teresa Gallura): Ecco vincoli, divieti e zonizzazione!

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Area Marina Protetta di Santa Teresa Gallura: Dopo il via libera del giugno 2014 da parte del ministero, il Comune di Santa Teresa Gallura spinge per la realizzazione dell’ area marina protetta di Capo Testa-Punta Falcone, il futuro è infatti quello del turismo sostenibile e responsabile, ed esperienze positive come quelle dell’Area Marina Protetta di Tavolara o del Parco Nazionale dell’Arcipelago de La Maddalena aiutano a prendere decisioni importanti come questa.

L’obiettivo è quello di creare una vera e propria nursery per i pesci, un’area nella quale possano crescere e riprodursi, ricreando l’ “effetto acquario” per i turisti, così il lungimirante sindaco Stefano Pisciottu a La Nuova Sardegna:

In una zona a portata di bracciata intendiamo creare l’effetto Lavezzi, dove le persone si immergono per nuotare con le cernie. Quella sarà la nostra vera ricchezza.

La Zonizzazione dell’Area Marina Protetta di Capo Testa-Punta Falcone:

L’amministrazione comunale, insieme all’ Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha redatto una bozza di zonizzazione, l’area marina protetta si estenderà dal confine con Aglientu a Valle dell’Erica, esclusi invece la penisola di Coluccia, la foce del Liscia e il fiordo di Porto Pozzo. Non tutta l’area indicata come protetta avrà gli stessi vincoli, è stata infatti suddivisa in zone di protezione omogenee in base alle esigenze effettive di tutela.

Zona A di riserva integrale:

Partiamo dalla riserva integrale A, alla secca del Diavolo,  al largo di Capo Testa, dove sarà vietato fare qualsiasi cosa, non si potrà navigare e ormeggiare, fare immersioni e visite guidate, figuriamoci pescare, proibitissimo!

Zona B, ecco cosa si potrà fare:

L’area SIC intorno a Capo Testa e il tratto di costa tra La Balcaccia a Punta Falcone sono stati invece classificati entrambi come Zona B, si potrà quindi fare il bagno e navigare a remi, autorizzati anche l’ormeggio, la piccola pesca artigianale per i residenti, la pescaturismo (ricreativa e sportiva), il whale watching e le immersioni (ma vietata la pesca subacquea). Mentre la navigazione a motore e l’ancoraggio saranno regolamentati.

Zona C, ecco cosa si potrà fare:

Il resto dell’area sottoposta a tutela viene classificato come Zona C, saranno vietate attività particolarmente intrusive come l’acquascooter e lo sci nautico e, ancora una volta,  la pesca subacquea. Sottoposte ad autorizzazione invece la pesca, le immersioni, il trasporto di passeggeri e le visite guidate.

Spiaggia di Rena Bianca trasformata in un acquario naturale:

C’è poi la Zona b minuscola, proprio di fronte alla spiaggia di Rena Bianca dove sarà possibile svolgere tutte le attività: balneazione, snorkeling, navigazione a remi, ormeggio e ancoraggio con autorizzazione, ma sarà vietata la pesca e il prelievo di qualsiasi esemplare. E’ qui che i turisti dovrebbe godere appieno del ripopolamento ittico dovuto all’area matrina protetta, con il già citato effetto acquario.

Polemiche, ricorsi e pareri contrari:

Ovviamente come sempre in questi casi ci sono problemi, il “Movimento Pro Territorio” è infatti pronto a presentare ricorso contro l’eventuale decreto istitutivo, la motivazione è da ricercarsi in una zonizzazione ritenuta troppo stringente con troppi divieti e troppi vincoli, ad esempio sarà vietata del tutto la pesca subacquea (come in tutte le AMP peraltro). A mio parere c’è anche il timore di perdere il controllo del territorio, di non poter più fare le cose che si facevano prima in piena libertà, di perdere occasioni di turismo prima di vedere i benefici apportati dall’istituzione della nuova area protetta. Alla fine il successo dell’area marina protetta dipenderà dalla capacità di bilanciare le due necessità, tutela e protezione da un lato, attività umane e turismo dall’altro.

L’occasione per trovare la sintesi finale tra queste esigenze – non per forza opposte – la si può trovare nelle fasi procedimentali propedeutiche all’istituzione dell’Area Marina Protetta che prevedono tra le altre cose “consultazioni con le amministrazioni interessate e tramite queste con i portatori d’interesse territoriali e la popolazione” e la stesura di una “proposta preliminare di zonizzazione e disciplina di tutela dell’AMP“. Così ad esempio il 20 agosto 2015 è scaduto il termine ultimo per presentare le osservazioni alla bozza di zonizzazione, ne sono arrivate parecchie, adesso si farà una sintesi che verrà portata  all’attenzione dell’Ispra, a ottobre è previsto l’incontro al ministero per valutare le eventuali modifiche.

Una cosa sembra sicura, ormai è deciso e non si torna indietro, anche Santa Teresa Gallura avrà la sua Area Marina Protetta. Ma voi diteci pure cosa ne pensate!

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Photo Credit: Claudio Muzzetto, screenshot Punta Falcone e Rena Bianca dal suo Virtual TourLa barchetta in mezzo al mare (license) – Il faro (license)

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This post was published on 16 Settembre 2015 10:40

Guarda i commenti

  • Le aree marine protette fatte all'italiana sono sempre un disastro. Troppo facile copiare dagli Spagnoli e dai Francesi : prima di tutto bisognerebbe cancellare la stupidissima norma che prevede che dovunque vi siano boe per l'ormeggio l'area sia da considerarsi portuale e quindi con divieto di balneazione. Fatto ciò si mettono le catenarie e le boe di ormeggio e si fa pagare un ticket giornaliero. Si vieta volendo l'uso del generatore (anche se il generatore non disturba per nulla i pesci, che anzi ne sono attratti) e il gioco è fatto. Ciò che va vietata è la pesca e lo sbarco sulla spiaggia. Per l'ingresso in area protetta si mette una velocità massima consentita. Così facendo tutti potranno godere dell'area protetta. Chiudere tout court è un controsenso.

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